Ragazzi siamo tornati!

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Fatti un viaggio con noi!!!

Eravamo ancora tutti euforici dopo il giro in Marocco quando Renato col suo fare sornione dichiara: " mi piacerebbe andare a Pekino, chi verrebbe con me? ". Sguardi interrogativi tra noi otto e Franco risponde " IO vengo! "

Angelo, Franco, Luigi, Marco, Renato


lunedì 24 maggio 2010



24 maggio Passo Irkestam
La sveglia al mattino ci sorprende con due dita di neve sulle moto, il cielo non promette niente di buono, incominciamo a prepararci e quando abbiamo finito si apre un po'. Ci avviamo contenti ma anche con apprensione verso la frontiera cinese, sono solo poco più di settanta km e la strada seppur sterrata non presenta difficoltà. Prima di essere a metà strada l'ottimismo incomincia a calare insieme alla neve, nonostante gli incredibili panorami montani, la strada, ma forse non dovremmo neanche più chiamarla così si trasforma in un campo di battaglia invernale: le buche si fanno profonde e piene d'acqua mista neve e camion che passano con le ruote creano delle traccie per noi pericolose. Avanziamo pianissimo ma comunque si cade in continuazione, in un tratto per fare un paio di km impieghiamo un'ora, dopo ogni caduta, risollevata la moto dobbiamo riprendere fiato almeno 10 minuti data l'altitudine.
Stremati giungiamo al passo di Irkestam a 4200mt e lentamente incomincia la discesa, inizialmente ancora più pericolosa per alcuni tratti ghiacciati, quando ormai senza forze ed anche demoralizzati il terreno ricomincia a migliorare e verso il fondovalle l'incubo finisce. Arriviamo alla frontiera kirghisa che al contrario dell'ingresso ci fanno un sacco di controlli ma alla fine transitiamo verso la successiva tre km di strada asfaltata. Vi troviamo un gruppo di motociclisti, in gran parte inglesi, grandi saluti e scambio di impressioni sul percorso passato, fanno parte di un'organizzazione inglese che si occupa di viaggi in moto per il mondo ed hanno tutti BMW da fuoristrada, sono quasi senza bagagli e con un furgone in appoggio ( in più con l'esperienza acquisita precedentemente avevano montato le gomme tassellate ) nonostante questo tutti hanno avuto problemi e sono caduti.
Entriamo nella frontiera cinese, presentiamo i passaporti ed iniziano i problemi, quando li informiamo che siamo motorizzati e senza permessi per transitare con le moto cosa che lì non è possibile ottenere. La guida cinese degli inglesi ci propone di procurarceli per la sola regione dello xjingjan per la modica cifra di 2500$ per moto, naturalmente rifiutiamo convinti di poterla risolvere in un modo meno costoso e sopratutto con validità per tutto il territorio cinese. Prendiamo la decisione di tornare in Kirgikistan ma all'uscita ci bloccano perché la frontiera è chiusa e ci dicono di ritornare indietro che nel frattempo è stata chiusa.
Ora ci troviamo tra le due frontiere, nella terra di nessuno ( pensavamo ) ormai si fa buio e ci infiliamo in una stradina laterale verso la montagna per piantare la tenda. Dopo un paio di km troviamo un posto discreto e ci fermiamo, poco più in là oltre un recinzione di filo spinato vediamo un vitello imprigionato in una grossa matassa di fili di ferro, il poverino deve essere ore che tenta di liberarsi senza riuscirci e noi presa la pinza incominciamo a tagliare fili fino quando libero se ne va.
Soddisfatti della buona azione incomincio a montare la tenda mentre Renato si occupa di accendere un fuocherello per scaldarci e farci compagnia visto che non avevamo nulla da mettere sotto i denti.
La vita si fa dura e dopo la prova odierna, la notizia del permesso mancante, la tensione tra noi aumenta e si finisce per litigare. Renato si avvia a piedi a valle ed io finisco di montare la tenda. Dopo un po' non vedendolo ritornare con la moto lo raggiungo, lo trovo che discute con due militari kirghisi, uno armato di mitra, chiedo cosa succede e mi informa che dove siamo accampati è una zona militare nonché minata e dobbiamo andare via. Mi costringono a lasciare lì la moto e tornare tutti e quattro a prendere il resto. Ormai è buio, controllano minuziosamente tutti i bagagli e l'interno della tenda, finito ci fanno rimettere a posto le cose sparse qua e la, per ritornare alla loro base. Il graduato simpaticone ci dice di lasciare pure la tenda, sacco a pelo e materassino che serviranno a lui per andare a caccia sulle montagne e insieme si trattiene la pila a manovella la sigaretta elettronica di Renato. Speriamo che si accontenti! Acchiappo i bagagli e ci avviamo , giunti alla moto incomincio a caricarli, mentre Renato era già lì ad aspettarci, finito andiamo verso la caserma e alla barra di stop ci fermiamo e iniziamo una lunga discussione con il graduato che non ci lascia assolutamente andare perché siamo praticamente in arresto ma non ci porta in cella dove potremmo almeno dormire al coperto, dobbiamo stare lì fuori ad aspettare il mattino, incominciamo veramente ad incazzarci. Protestando Renato gli comunica che ha conoscenze importanti al ministero degli esteri e che farà scoppiare un caso diplomatico se non ci rilasciano. Poi il militare cazzone forse un po' intimorito da quanto detto telefonando a chissachì ci trova da dormire vicino alla dogana a qualche km, il posto un gruppo di baracche e catapecchie dove si soffermano i camionisti di passaggio, dicendoci di tornare il mattino successivo verso le otto.
Non mi soffermo sulla stanza che condividiamo con un terzo ospite, stremati dalle vicende della giornata ci buttiamo nella brande di questo specie di paradiso per dormire.

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