Ragazzi siamo tornati!

Da oggi potete riprendere la lettura del blog perché ci sono aggiornamenti.








Fatti un viaggio con noi!!!

Eravamo ancora tutti euforici dopo il giro in Marocco quando Renato col suo fare sornione dichiara: " mi piacerebbe andare a Pekino, chi verrebbe con me? ". Sguardi interrogativi tra noi otto e Franco risponde " IO vengo! "

Angelo, Franco, Luigi, Marco, Renato


venerdì 28 maggio 2010


28, 29, 30, 31 maggio 1 giugno Siamo a Sanghai, città modernissima e centro commerciale della cina, il nostro albergo molto bello si trova ad un'ora di taxi e dopo due giorni decidiamo di spostarci in centro in un'altro che è decisamente meno confortevole ma la posizione centrale ci favorisce per girare la città. Siamo in pieno centro nella via pedonale dove ad ogni passo ci chiedono se vogliamo acquistare qualcosa, dai jeans alle magliette agli orologi tutti copiati dagli originali, ma anche se abbiamo bisogno di compagnia con delle ladys. In questi giorni visitiamo l'EXPO o meglio tentiamo perchè l'ingresso ad ogni padiglione richiede diverse ore per le code di persone in fila, così da classici italiani, riusciamo ad infilarci senza fare code con uno stratagemma in quello italiano. Un'altro giorno lo dedichiamo alla pearl tower, con i suoi 436 mt è la torre più alta del mondo, da dove si può ammirare una vista eccezionale sulla città.

giovedì 27 maggio 2010


27 maggio
Salutiamo gli inglesi che partono, con un taxi ci dirigiamo all'agenzia per le pratiche che saranno pronte per giovedì prossimo.
Visto che ci vorrà una settimana decidiamo di prendere un volo per Shanghai, con l'aiuto di Max il nostro amico che lavora in cina ci facciamo fare i biglietti dell'aereo.

mercoledì 26 maggio 2010


26 maggio
Giornata concitata per la storia del documento, si cerca in qualche modo di ottenere la carta sfruttando le conoscenze di Patrizia e Nadia, mentre noi cerchiamo l'agenzia che potrebbe procurarcelo, ma il problema sembra insormontabile, per la burocrazia cinese ci vogliono dai tre ai quattro mesi e questo tempo non ce l'abbiamo. La fortuna vuole che nel nostro stesso hotel arrivano i motociclisti inglesi e parlando con la loro guida che precedentemente ci aveva proposto la soluzione parziale, ci fornisce il contatto con l'agenzia. Ci rispondono che per avere il lasciapassare per lo Xinjan ci vuole almeno una settimana e 2500$ a moto. Accettiamo non avendo alternative, così potremmo ritirare le moto dalla dogana. Impegniamo il resto della giornata facendo un giro per le viuzze commerciali della città vecchia, i negozietti infossati nelle case propongono articoli tipici locali intervallati da altri che cucinano montone, polli ad altre cibarie.

martedì 25 maggio 2010


25 maggio, frontiera Kirgikistan Cina
Nel frattempo si era presa la decisione (direi obbligata) di lasciare le moto alla dogana per poi proseguire con qualche mezzo verso Kasghar, la prima grossa città con aeroporto, per cercare un'agenzia che ci potesse fornire i documenti per le moto.
Alle otto ci presentiamo al posto di blocco militare kirghiso dove ci trattengono per tre ore, il tempo che occorreva per trovare chiusa la frontiera cinese, forse l'avranno fatto apposta? Incazzatissimi ci togliamo da quel posto di m.... Andiamo alla frontiera cinese e con tutta la pazienza possibile ci prepariamo ad aspettare la riapertura pomeridiana alle 16,30.
Visto che le moto devono restare lì qualche giorno ci viene in aiuto Riccardo che parlando al telefono con il doganiere in cinese riesce a trovare un ricovero decente per le moto. Depositati i mezzi, troviamo un pik-up che è disposto a portarci a Kasghar per 25 yuan. Duecentocinquanta km tra le montagne e arriviamo nei pressi della città, il nostro autista ci lascia in affidamento ad un tassista che ci porta in albergo per soggiornare alcuni giorni in attesa del documento.

lunedì 24 maggio 2010



24 maggio Passo Irkestam
La sveglia al mattino ci sorprende con due dita di neve sulle moto, il cielo non promette niente di buono, incominciamo a prepararci e quando abbiamo finito si apre un po'. Ci avviamo contenti ma anche con apprensione verso la frontiera cinese, sono solo poco più di settanta km e la strada seppur sterrata non presenta difficoltà. Prima di essere a metà strada l'ottimismo incomincia a calare insieme alla neve, nonostante gli incredibili panorami montani, la strada, ma forse non dovremmo neanche più chiamarla così si trasforma in un campo di battaglia invernale: le buche si fanno profonde e piene d'acqua mista neve e camion che passano con le ruote creano delle traccie per noi pericolose. Avanziamo pianissimo ma comunque si cade in continuazione, in un tratto per fare un paio di km impieghiamo un'ora, dopo ogni caduta, risollevata la moto dobbiamo riprendere fiato almeno 10 minuti data l'altitudine.
Stremati giungiamo al passo di Irkestam a 4200mt e lentamente incomincia la discesa, inizialmente ancora più pericolosa per alcuni tratti ghiacciati, quando ormai senza forze ed anche demoralizzati il terreno ricomincia a migliorare e verso il fondovalle l'incubo finisce. Arriviamo alla frontiera kirghisa che al contrario dell'ingresso ci fanno un sacco di controlli ma alla fine transitiamo verso la successiva tre km di strada asfaltata. Vi troviamo un gruppo di motociclisti, in gran parte inglesi, grandi saluti e scambio di impressioni sul percorso passato, fanno parte di un'organizzazione inglese che si occupa di viaggi in moto per il mondo ed hanno tutti BMW da fuoristrada, sono quasi senza bagagli e con un furgone in appoggio ( in più con l'esperienza acquisita precedentemente avevano montato le gomme tassellate ) nonostante questo tutti hanno avuto problemi e sono caduti.
Entriamo nella frontiera cinese, presentiamo i passaporti ed iniziano i problemi, quando li informiamo che siamo motorizzati e senza permessi per transitare con le moto cosa che lì non è possibile ottenere. La guida cinese degli inglesi ci propone di procurarceli per la sola regione dello xjingjan per la modica cifra di 2500$ per moto, naturalmente rifiutiamo convinti di poterla risolvere in un modo meno costoso e sopratutto con validità per tutto il territorio cinese. Prendiamo la decisione di tornare in Kirgikistan ma all'uscita ci bloccano perché la frontiera è chiusa e ci dicono di ritornare indietro che nel frattempo è stata chiusa.
Ora ci troviamo tra le due frontiere, nella terra di nessuno ( pensavamo ) ormai si fa buio e ci infiliamo in una stradina laterale verso la montagna per piantare la tenda. Dopo un paio di km troviamo un posto discreto e ci fermiamo, poco più in là oltre un recinzione di filo spinato vediamo un vitello imprigionato in una grossa matassa di fili di ferro, il poverino deve essere ore che tenta di liberarsi senza riuscirci e noi presa la pinza incominciamo a tagliare fili fino quando libero se ne va.
Soddisfatti della buona azione incomincio a montare la tenda mentre Renato si occupa di accendere un fuocherello per scaldarci e farci compagnia visto che non avevamo nulla da mettere sotto i denti.
La vita si fa dura e dopo la prova odierna, la notizia del permesso mancante, la tensione tra noi aumenta e si finisce per litigare. Renato si avvia a piedi a valle ed io finisco di montare la tenda. Dopo un po' non vedendolo ritornare con la moto lo raggiungo, lo trovo che discute con due militari kirghisi, uno armato di mitra, chiedo cosa succede e mi informa che dove siamo accampati è una zona militare nonché minata e dobbiamo andare via. Mi costringono a lasciare lì la moto e tornare tutti e quattro a prendere il resto. Ormai è buio, controllano minuziosamente tutti i bagagli e l'interno della tenda, finito ci fanno rimettere a posto le cose sparse qua e la, per ritornare alla loro base. Il graduato simpaticone ci dice di lasciare pure la tenda, sacco a pelo e materassino che serviranno a lui per andare a caccia sulle montagne e insieme si trattiene la pila a manovella la sigaretta elettronica di Renato. Speriamo che si accontenti! Acchiappo i bagagli e ci avviamo , giunti alla moto incomincio a caricarli, mentre Renato era già lì ad aspettarci, finito andiamo verso la caserma e alla barra di stop ci fermiamo e iniziamo una lunga discussione con il graduato che non ci lascia assolutamente andare perché siamo praticamente in arresto ma non ci porta in cella dove potremmo almeno dormire al coperto, dobbiamo stare lì fuori ad aspettare il mattino, incominciamo veramente ad incazzarci. Protestando Renato gli comunica che ha conoscenze importanti al ministero degli esteri e che farà scoppiare un caso diplomatico se non ci rilasciano. Poi il militare cazzone forse un po' intimorito da quanto detto telefonando a chissachì ci trova da dormire vicino alla dogana a qualche km, il posto un gruppo di baracche e catapecchie dove si soffermano i camionisti di passaggio, dicendoci di tornare il mattino successivo verso le otto.
Non mi soffermo sulla stanza che condividiamo con un terzo ospite, stremati dalle vicende della giornata ci buttiamo nella brande di questo specie di paradiso per dormire.

domenica 23 maggio 2010


23 maggio da quasi Sary Tash a Sary Tash
Sveglia alle sette, ripariamo la moto cambiando il regolatore, riparte, la prova ci rallegra perché sembra andare tutto bene. Carichiamo i bagagli un saluto ai nuovi amici e si riprede la strada per Sary Tash che per necessità avevamo abbandonato, dopo qualche km la strada incomincia a salire troviamo fango e pietre, spesso siamo costretti ad andare in prima e a fermarci per raffreddare i motori. La strada è molto battuta dai camionisti che fanno la spola tra il Kirghikistan e la Cina, di quelli che incrociamo pochi si spostano al nostro passaggio e dobbiamo fare molta attenzione a non scivolare sotto ad uno di loro. Con fatica si arriva al passo di 3600mt, il respiro è difficoltoso ma il tutto è compensato dalla vista delle magnifiche montagne intorno a noi. Incomincia a nevischiare e a fare freddo, ora si scende verso il paese il fondo stradale migliora non essendoci più fango, arrivati al paese, infreddoliti ci buttiamo nel primo posto che sembra offrire qualcosa di caldo, a dire il vero la scelta non è stata difficile perché era anche l'unico.
Ristorati da una tazza di nescafè con latte cerchiamo da dormire nei paraggi, la casupola con la scritta hotel ci fa dubitare che abbia qualche stella, entriamo nell'unica camera con cinque letti sfondati ma con una rudimentale stufetta elettrica e ciò ci basta. Il padrone ci rifila una ciotola di minestra calda a pranzo e un piatto di patate in padella la sera e buonanotte!

sabato 22 maggio 2010


22 maggio, villaggio verso Sary Tas
Ci si sveglia presto come si usa da queste parti, la signora ci prepara la colazione con the pane e alcuni biscotti, poi scarichiamo la moto dal camioncino, smontiamo il regolatore e la batteria, la prova con il tester conferma che il problema è proprio il regolatore cimito mentre l'acqua della batteria per questo motivo si prosciugata, probabilmente il fango e l'acqua hanno fatto il danno.
Sono quasi le dieci e Renato decide inseme al meccanico di tornare a Osh per cercare un'altra batteria nuova. Io resto faccio un po' di conoscenza con il resto della famiglia, sopratutto con il figlio minore di tredici anni Adlet che mi invita a fare un giro a cavallo nei dintorni. Lui parte con la bici ed io in groppa, poi molla la bici e sale dietro di me saliamo una collinetta, la giornata è soleggiata e si presenta piacevole, in cima si gode del paesaggio tra le montagne imbiancate. A pranzo con la moglie e il figlio degustiamo un piatto di pomodori e cetrioli sconditi, pane, qualche fetta di insaccati ed il solito the. Nel frattempo il tempo peggiora ed Adlet mi invita ad andare a pesca, acchiappa una sgangherata canna e ci avviamo al fiume, camminando noto che non ha niente come esca e gli chiedo cosa pensa di mettere all'amo, mi fa capire di aspettare. Arrivati al fiume raccoglie un sasso dall'acqua fruga dentro dei buchetti e tira fuori un paio di larve e le infilza nell'amo. Stiamo un paio di ore tra freddo e pioggia e non si prende niente, delusi e fradici torniamo a casa. Siamo intorno ai 2600mt di altitudine e la casa viene riscaldata con un stufetta/cucina che viene accesa solo per fare da mangiare e per me che non sono abituato fa un freddo becco, mentre loro non sembrano patire. Si dorme sul pavimento con una sorta trapunta sotto e una sopra, il bagno fuori attaccato alla stalla delle capre è un buco puzzolente nella terra, nell'aria si sente odore di ammoniaca misto a escrementi, lavarsi è quasi impossibile ed anche noi incominciamo a odorare di capra. Alle otto di sera ritorna la spedizione esausta, tra andare e ritornare si sono fatti 300km di sterrato, ma con la batteria nuova. Mangiamo un piatto di risotto, qualche parola gesticolando per fare passare il tempo e ci ritiriamo nella nostra fredda stanza.

venerdì 21 maggio 2010


21 maggio Osh quasi SaryTash
Colazione in clinica a base di ciotola di riso e latte ciai con burro e zucchero poi salutiamo infermiere, dottoresse e pazienti. Incominciamo percorrendo una strada sterrata, che sarebbe divertente se fossimo con le moto scariche attraversiamo alcune collinette con bei paesaggi, alla fine raggiungiamo la strada principale, per deviare verso la via che ci porta in Kirgikistan. Questa volta la dogana Uzbeka si prolunga con le procedure, anche perché in ingresso avevamo dichiarato una certa somma ed ora la disponibilità è maggiore, i doganieri non riuscivano a capire che nei giorni precedenti avevamo fatto diversi prelievi con la carta di credito. Nel frattempo un doganiere più curioso e sicuramente cafone come nessuno incomincia a pacioccare le moto ci sale sopra le avvia e alla fine fa cadere la mia senza una scusa, anzi ridendo. Comunque alla fine i doganieri stanchi di controllare e ricontrollare i resoconti bancari ci danno il consenso al transito. La frontiera Kirghisa dopo una registrazione veloce dei passaporti e saluti cordiali passiamo spediti. Si prende la via delle montagne in una strada asfaltata e curve ampie ed in poco tempo arriviamo ad un passo sui 2800 m, la temperatura è fresca e piacevole. Verso la fine della discesa incomincia a piovere ci fermiamo in un paese dove c'è il bivio per SaryTash, beviamo un caffè dei loro e si riparte, la strada incomincia a salire e si trasforma nel solito sterrato tutte buche e ci aspettano ancora centosessanta km di saltellamenti però tra monti e gole piacevoli. Dopo un centinaio di km Renato m avverte che probabilmente il generatore ha ceduto e la batteria si sta scaricando io gli dico di proseguire che poi vedremo il da farsi sperando di arrivare alla meta, ma dopo mezz'ora non lo vedo negli specchietti e torno indietro. Lo raggiungo e lo vedo fermo con la moto che non da segni di vita. Visto che non siamo lontani mi dirigo alla cittadina per chiedere soccorso ma dopo pochi km vedo un paesino e lì mi dirigo per cercare un meccanico, incredibile lo trovo e lo convinco ad andare a recuperare moto e Renato con il suo camioncino per riportarlo nella sua “officina”. Partiamo sotto la pioggia e quando arriviamo lui era già lì che acceso un fuocherello presso una casupola abbandonata. Carichiamo la moto e facciamo ritorno al paese, arrivati lasciamo la moto sul camioncino, entriamo in casa e la moglie gentilissima ci offre un pasto caldo e da dormire.

giovedì 20 maggio 2010


20 maggio
Partenza con calma, per trovare la strada di uscita dalla capitale si gira un po' poi si prende la via giusta: solita stradona a quattro corsie che si snoda nella pianura verdeggiante. Sbagliamo strada dopo un centinaio di km e finiamo in una vallata dove scorre calmo un fiume in letto molto ampio con isolotti dove pascolano cavalli e bovini, uno scorcio piacevole e suggestivo. Ma poco dopo ci ritroviamo in una grande miniera con ciminiere che emettono fumi particolarmente inquinanti rendendo l'aria irrespirabile, vicino montagne enormi di scarti rendendo il paesaggio lunare, benvenuti a Kokand!
Strada facendo passiamo delle montagne e valichiamo il passo Kamchik 2267m, a fianco sulla destra c'è il Tagikistan, per poi scendere gradatamente nella valle di Fergana molto coltivata con cereali ed alberi da frutto. Nel tragitto ci fermiamo per comperare della carne e verdure varie prevedendo di fermarci la sera in qualche posto con la tenda, la ricerca per il luogo si protrae più del previsto ed incombe la sera, alcune ragazzine ci indicano un albergo nelle vicinanze dove chiediamo se possiamo campeggiare visto che intorno c'è spazio a volontà, la riposta ammesso che hanno capito la domanda è no. Non ci resta che dormire lì, ma hanno delle difficoltà e non riusciamo a capire il perchè. Dopo molte insistenze Renato riesce a convincerli ed entrando scopriamo il motivo per cui non ci volevano: è una clinica medica o qualcosa di simile. Con le vettovaglie acquistate il nostro cuoco preferito si mette all'opera e prepara due belle bistecche con osso alla piastra e due piatti di verdura mista che sbafiamo con avidità. Prima di cena mentre ero ancora in camera e Renato giù in cucina è passata la dottoressa, donnone tipo sumo con denti d'oro, a vedere i nuovi pazienti così visto che teneva in mano lo strumento per misurare la pressione ne ho approfittato, meno male che era a posto così la dottoressa è andata via, contenta di avere esercitato la professione.
Ps.: poi ho pensato che ero stato fortunato, se avesse avuto un clistere?

mercoledì 19 maggio 2010


19 maggio
Altro giorno a Tashkent. Al mattino si ritorna in banca per prelevare altri dollari, non molti perché non c'è disponibilità; poi ci facciamo portare in ambasciata ma dato che ancora molto presto passiamo dal punto internet già visitato lunedì, stiamo collegati per un'ora e poi manca la corrente, nella strada stanno spostando un palo della luce e con i mezzi sgangherati a loro disposizione si presume che andranno avanti tutto il pomeriggio. Cazzeggiamo aspettando le quattro per la riconsegna dei visti e alla fine si riesce ad averlo. Ritirata in albergo finalmente domani si riparte.
18 maggio complemese
Oggi a un mese dalla partenza vogliamo salutare calorosamente tutti i gli amici che pazientemente ci seguono con passione e ci danno con i loro commenti forza e coraggio per proseguire.

martedì 18 maggio 2010


18 maggio
Visto la giornata di sosta ne approfittiamo per fare un po' di cosuccie che ancora non siamo riusciti per vari motivi. Fatta colazione andiamo alla ricerca della sede centrale della National Bank of Uzbekistan, dove è l'unico posto dove è possibile ritirare della valuta con la carta di credito VISA. Per fortuna il tassista sa dove si trova e così riusciamo a prelevare un po' di dollari. Si fa un giro nei negozi nei paraggi, Renato compera un paio di jeans e una maglietta e facciamo ancora delle altre fototessera perché ce ne richiedono in continuazione. Si torna in albergo per la siesta, riposati andiamo in un'autofficina per sostituire l'olio alle moto. L'autofficina sembra essere l'unico posto dove si possa farlo perché non si vedono moto e quindi neanche meccanici per tali veicoli. Non è un problema, compriamo l'olio da un commerciante e troviamo un concessionario della DAEWO ( qui il novanta percento delle auto sono di questa marca) che ci ospita per per la sostituzione. Fatta la manutenzione, con gli operai che curiosi fanno cappanello e poi si riprende la strada dell'albergo. Una passeggiata per curiosare intorno al quartiere dove abbiamo la residenza forzata, si vedono casette generalmente ad un piano frammiste a catapecchie alcune fatiscenti a ville con tetti che sembra di essere in svizzera, la gente ci squadra come se fossimo stranieri! Chissà perché? Alcuni ci salutano e scambiano volentieri qualche parola, la difficoltà di dialogo è notevole visto che pochissimi conoscono l'inglese, ma quasi tutti dicendo che siamo oltre che italiani anche di Torino e per associazione Juventus, rispondono quasi in coro: Del Piero! Frase magica che unisce i popoli. Giunti nelle vicinanze dell'albergo c'è anche un piccolo fornaio, entro per guardare perché hanno un sviluppato uno strano sistema per cuocere il “non” pane che sembra la nostra focaccia con sopra una spolverata di semi di vario genere, lo spiaccicano sulle pareti e sul tetto in modo tale che non cade e una volta cotto viene rimosso con una sorta di cestello. Altra curiosità sul non è chi viene a comprarlo se lo porta via così comé, in mano, sul cruscotto dell'auto e via dicendo. Stasera per festeggiare ceniamo in un ristorante pseudo inglese con bistecca patate e un bicchiere di vino georgiano. Nel ritorno passiamo da casa Sansiki, il manager dell'albergo dove sono alloggiate le nostre moto, ci offre un caffè, entriamo per non offenderlo e lui è molto contento, facciamo conoscenza della moglie gentile e discreta e dei sue due figli. Il nescafè con latte in polvere lo beviamo nostro malgrado si chiacchera un po' perché è l'unico nei paraggi che parla inglese e dopo esserci accomiatati e aver ringraziato più volte per il caffè si corre in stanza per via della bevanda che ha stimolato l'intestino di Renato.

lunedì 17 maggio 2010


16 maggio Marco report
Stamattina Renato si sveglia con la vena cagatoria, facciamo comunque colazione, poi lui va a controllare la moto e quando torna facciamo una passeggiata al bazar Chorsu lì nei pressi, è coperto da da una bella cupola di vetro azzurro e nell'interno al centro passiamo tre bancarelle con verdure, frutta di stagione e spezie varie in gran quantità, gli odori e i profumi si confondono nell'aria.
Tutt'attorno nei bordi invece è circondato da negozietti dove si possono trovare dai tappeti alle cineserie, frequentati da ogni tipo di di razza euroasiatica. Le persone variano nelle fattezze segno delle varie invasioni passate e recenti, guardandoli si intravedono tratti di cinesi, mongoli, turchi e di razza caucasica. Passiamo il resto della giornata in albergo un pò a sonnecchiare, un po' a leggere, un po' a scrivere aspettando la sera.

15 maggio Marco report
Si riparte un un po' presto per Tashkent, ma subito ci fermiamo per i soliti problemi di registrazione della catena della moto di Renato che da qualche giorno ci fa tribolare, un'ennesima messa a punto e poi cerchiamo di uscire dalla città, non senza qualche difficoltà visto che il navigatore non riceve satellite e da queste parti i cartelli indicatori sono una rarità. Dopo alcuni km di nuovo la catena dà problemi ma questa volta andiamo da un un pseudo gommista e grazie alla sua vetusta attrezzatura la mettiamo a posto, si spera definitivamente. Ora Renato sembra meno preoccupato.
A forza di chiedere troviamo la strada che ci porta alla nostra prossima meta, procediamo abbastanza spediti la strada è a due corsie per senso di marcia con ondulazioni e tacconi che ci impegnano e a lungo andare stancano.
Verso le sedici e trenta arrivati in città ci fermiamo a fianco di un poliziotto per chiedere dove possiamo trovare un taxi visto che non se ne vedono in giro, lui per tutta risposta ci informa che siamo in contravvenzione perché la strada è vietata alle motociclette, subito lo prendiamo come un scherzo, ma visto che insiste faccio il finto tonto e che non capisco cosa dice, così a forza di fare ci lascia andare. Ricominciamo la ricerca del taxi, ne troviamo uno chiededogli di condurci in un'agenzia per i visti e gli forniamo l'indirizzo, ma sembra che qui i tassisti non conoscono dove sono le vie e vanno solo con riferimenti tipo monumenti o palazzi, telefona a qualcuno e ci accompagna in agenzia viaggi sperduta. Naturalmente non è quello che cerchiamo ma comunque cerchiamo di fare capire alla responsabile ed unica dipendente cosa ci serve, risponde che l'ambasciata oggi e domani è chiusa, la riapertura sarà luned ì(grazie tante ma lo sapevamo) e lei non può procurare visti. Comunque ci propone un albergo e gentilmente ci fa da guida con la sua macchina. Renato stasera è stanchissimo, cena con montone e insalata mista con maionese mentre io una sorta di rolatona gigante ripiena di verdure e contorno di patate fritte. Ci addormemtiamo tutti e due verso le dieci.

14 maggio Marco report
La mitica Samarcanda è qui, la tocchiamo! Certo nulla a che vedere con i racconti di Marco Polo non ci sono cammelli e deserti come avevamo immaginato, ma strade, palazzi e auto da tutte le parti; il periodo di denominazione russa ha fatto i suoi guai.
Il mattini quando non fa ancora caldo andiamo a visitare il mausoleo Gur-Emir dove è sepolto Temerlano il fondatore dell'Uzbekistan, nonché alcuni suoi parenti ed il maestro che si dice che discendesse direttamente dal profeta Maometto, vicino nel centro di una rotatoria vi è la statua del condottiero seduto che scruta il visitatore con sguardo fiero.
A circa un km andiamo nel registan dove ci sono tre madre sse molto belle, naturalmente per visitarle bisogna passare dalla kassa, ma un poliziotto lì nei dintorni ci fa capire che con meno soldi possiamo entrare comunque, accettiamo e passiamo senza che ci chieda denaro.
Durante la visita alla scuole coraniche, un altro poliziotto ci ferma per il versamento, ok ora sì che tutto è sotto controllo! e ci dice di salire al minareto da dove sembra che si goda di una vista magnifica, apre la grata che ne impedisce l'accesso e saliamo al primo piano dove probabilmente c'erano gli alloggi degli studenti, ma quando ci apprestiamo a salire nel nel minareto vero e proprio ci chiede altri 10$, gli rispondiamo che siamo senza e gliene offriamo cinque, dopo un po' di scena li prende, finalmente saliamo in questo famoso minareto ritrovandoci una cinquantina di scalini da mezzo metro, con il fiatone arriviamo alla cima infiliamo la testa dentro un buco nella lamiera, diamo uno sguardo intorno, una foto, che delusione.
Scendiamo nella scala stretta e mal illuminata e al fondo la grata è chiusa da un lucchetto. Ci sediamo nella speranza che qualcuno passando di lì ci porti perlomeno delle banane e qualche nocciolina. Dopo diversi minuti ricompare il poliziotto che ci apre. Ma vaff.............
Torniamo in hotel per scaricare sul blog un po' di cose arretrate, poi andiamo a cena con Baxtyor, studente della lingua italiana che si guadagna da vivere facendo il cameriere nel ristorante dell'hotel, prendiamo un taxi e andiamo in ristorante tipico che conosce. Pasteggiamo con costine di agnello alla brace e finiamo fumando lo sciscà (narghilè) allegri dopo la piacevole serata torniamo in albergo accomiatandoci col nostro nuovo amico

venerdì 14 maggio 2010


13 maggio Renato report
Ore sette al risveglio purtroppo il socio è ancora preda di defecazio intestinalis putrens violenta, l'aria della nostra camera si rivela molto fumè, la signora che ci consegna gli asciugamani sulla soglia viene colta da sincope odorosa fatale, cerco vanamente di spiegargli che non sono l'artefice. Essa mi guarda con disgusto. Ci avviamo per una abbondante colazione (Renato), precocemente interrotta dal socio per imminente esondazione. Carichiamo le moto e alle ore nove partiamo con destinazione Samarcanda. Il socio dopo un'ora sta veramente male, ma dopo essersi riposato un pò gagliardamente si riprende e ripartiamo. Ci fermiamo per un breve pasto presso una misera locanda sulla strada dove un fetente beduino locale pacioccandomi il navigatore me lo manda in tilt, stramaledizioni a raffica. Alle sedici e trenta arriviamo finalmente a Samarcanda prendiamo posto in Hotel ove il socio decide per un pisolo tonificante di circa due ore, al risveglio si sente decisamente meglio. Ceniamo presso il ristorante dell'hotel, ovviamente il socio solo riso in bianco, io invece chiedo del pollo alla griglia, la porzione si rivela con sorpresa molto abbondante praticamente uno struzzo, ne barbo solo due cosciette. La nota positiva è che mangiare costa molto poco, e con questo chiudiamo la serata. Colgo l'occasione per un grande saluto a tutti gli amici ed un grande bacio ai mitici futuri bikers Enrico e Giulio.
PS.: al nostro passaggio nella hall il guardian ci propone due spumeggianti lady, penosamente rinunciamo.

12 maggio Marco report
Finalmente dopo tanti giorni di passione le cose sembrano cambiare, il Cravan si presenta carino con un bel patio interno stile moresco, mentre il personale ben disposto. Giro turistico per la città, incominciamo dal bazar e di fronte una delle moschee forse la più antica del luogo con attorno decine di bancarelle che vendono un po' di tutto anche reperti dell'ex URSS. La fortezza con le mura inclinate e tondeggianti in mattoni, il clima è mite alla sera mentre nelle ore centrali è caldo ma confortevole. Nel pomeriggio, dopo la siesta, andiamo a lavare le moto per togliere il fango accumulato, pulite hanno un'altro aspetto meno vissuto ma più decente, finora nonostante il carico notevole, le strade e vari clima attraversati si può dire che si sono comportate bene. Avanti così!
Siate le nostre compagne fedeli in questo viaggio e torneremo a casa insieme dalle nostre famiglie.

11 maggio Marco report
Partenza presto, alle otto. Andando verso il confine il paesaggio presenta scorci sul deserto con cammelli che pascolano ai lati della strada altri improvvisamente la attraversano con grande pericolo per noi. Intorno alle quattordici arriviamo alla frontiera sbrighiamo le formalità di uscita, che al contrario dell'ingresso sono molto più veloci e congediamo la guida senza rimpianti. Subito dopo ci aspettano i poliziotti Uzbeki che si dimostrano cordiali e registrandoci velocemente, in un'ora e mezza sbrighiamo tutto e possiamo metterci in marcia per Bukara.
Le strade sono migliori e facciamo velocemente i 146km che ci restano.
A Bukara arriviamo in centro, e il primo poliziotto che incontriamo ci ferma per chiederci quale albergo cerchiamo, non avendone uno ci indica l'hotel Caravan lì vicino nei pressi della fortezza.
L'hotel ci piace, mettiamo le moto nel cortile interno, una bella doccia, cena in un ristorante con vista sulla fortezza.

10 maggio Marco report
Colazione e aspettiamo Antonina della Stantours l'agenzia che ci ha organizzato i soggiorni in Turkmenistan. Arriva alle 10,30 per chiederci i soldi con il suo fare, un po' autoritario e un po' suadente, dicendoci che a causa dell'autista non previsto ci aumenta di 300$, va bene inutile contestare paghiamo e contenta se ne va dicendo che deve portare i passaporti per la registrazione. Non la vediamo più, al suo posto arriva Moassad alle 11,30, la nuova guida che ci riporta i passaporti, così possiamo partire per Mary, altri 360 km tutti di un fiato.
Sosta per il pranzo (la guida e il suo autista) verso le 14,30, benzina e via, la strada si presenta piatta e dissestata come ormai siamo abituati con cammelli capre e pecore che pascolano un po' dappertutto, di lato sulla destra si intravede l'Iran mentre ai fianchi si vedono coltivazioni di cereali intervallati da tratti semidesertici. Si arriva a Mary cittadina senza significato in hotel della periferia di basso rango, alla faccia delle tre stelle promesse. Mangiamo uno spiedino nelle vicinanze con Moassad e si va nanna.

9 maggio Marco report
Finalmente dopo una bella dormita al caldo, ci alziamo con l'umore un poco più sollevato, colazione dai cinesi e si va a fare un giro in centro. Città con bei palazzi in marmo bianco, alcuni futuristici altri invece pacchiani, prendiamo un taxi, ovvero una delle tante macchine di privati che fanno trasporto abusivo e con cinque manat attraverso viali alberati ornati di fontane e statue di tutti i generi arriviamo al bazar russo. Un giro nel mercato al coperto pieno di tutti i generi di alimentari e non, un caffè (naturalmente dei loro) e puntiamo alla statua del fondatore del Turckmenistan moderno, il presidente ormai defunto Niyazov, posta su un monumento di marmo anch'esso bianco alto una trentina di metri, la statua dorata ha la particolarità che ruota guardando sempre il sole.
Sotto a fianco si trova il museo dei terremotati del 1948, dove rimasero vittime anche la madre e la sorella del presidente, inoltre a ricordo di quel tragico evento è stato messo un monumento in bronzo di un enorme toro che sostiene un mondo e vari personaggi.
Riprendiamo il “taxi” per tornare in hotel, nel frattempo un temporale ci rinfresca, ma non dura molto. In previsione del viaggio di domani per Mary facciamo un po' di manutenzione alle moto.
Cena dal ristorante dell'albergo con salmone farcito di funghi e formaggio e contorno di verdure grigliate

8 maggio Renato report
Finalmente alle sei locali la nave salpa l'ancora e si dirige verso il porto dove attracchiamo circa un'ora dopo, già a bordo iniziamo le pratiche di sbarco, convinti di poter finalmente scendere a terra ci rechiamo all'uscita, ma ci fanno attendere ancora un'ora senza motivo apparente.
All'ingresso degli uffici portuali , post comunisti, presidiati de numerosi militari facciamo la conoscenza della nostra guida Batyr, che fortunatamente parla anche francese. Confidiamo in un breve disbrigo delle pratiche burocratiche ma invece ci salassano immediatamente di 400$ oltre a costringerci per oltre sei ore a passare e ripassare per i vari uffici. Dialogando con Batyr scopriamo che non possiede un mezzo proprio e pensava di farsi potare da noi, naturalmente gli facciamo presente che sulle nostre moto non ci sta neanche più un canarino, quindi lui si organizza chiamando una vettura con autista. Verso l'una incominciamo la nostra attraversata del deserto, meta Ashgabat, saranno circa seicento chilometri. I primi km sono caratteristici, a destra c'è il mare e all'opposto il deserto di sabbia con cammelli che con tranquillità stanno ai bordi della strada, fino a quando decidono di attraversala, finalmente qualcosa di tipico da raccontare!. Pranzo veloce alle quattordici e trenta con rifornimento di benzina in un piccolo paese e poi di nuovo via al massimo di quello che si può andare su quella strada insidiosa piena di buche e avvallamenti che mettono a dura prova le sospensioni, per fortuna alla partenza avevamo scaricato quasi tutti i bagagli in macchina. Altro rifornimento verso le diciotto e ci prendiamo da bere una coca-cola quasi disidratati anche perchè per non perdere tempo ci siamo tenuti l'abbigliamento invernale che avevamo indosso sulla nave. Al tramonto passiamo sulla destra i monti Kopet Dag che ci donano degli scorci spettacolari, ormai verso le ventidue stanchi arriviamo ad Ashgabat, forse finalmente riusciamo dopo cinque giorni a lavarci. Mangiamo una sostanziosa insalata e andiamo a nanna.

7 maggio Renato report
Ore otto, ci destiamo fiduciosi in un imminente sbarco al porto di Turkemenbasci dopo aver trascorso una notte allucinante e fredda in kayota n°5. Ore dieci il cuoco di bordo Miscia, il simpaticone, ci propone una deliziosa colazione a base di brioscina datata e caffè allungato. Trascorriamo tutta la giornata bighellonando in giro per la nave fantasma, verso le diciassette dopo svariate richieste ci viene comunicato che non entreremo in porto fino all'indomani, siamo veramente sconfortati perchè faremo una notte in più nella nostra amata cabina.

6 maggio marco
Il traghetto si chiama AZERBAYCAN il che la dice tutta, passiamo la notte infreddoliti e con l'umidità nelle ossa. Verso le undici la nave arriva nei pressi del porto, rallenta si ferma e butta l'ancora, perche? Il personale dice che ci sono altre tre navi che aspettano il turno per attraccare e successivamente toccherà a noi, probabilmente domani. Si passa la giornata vagando per la nave fantasma (i pochi passeggeri che ci sono a bordo praticamente non si vedono) e verso le 18 consumiamo un pasto con minestra di pollo e verdure, poi pollo in pentola con riso, il pollo abbonda da queste parti.
Ci ritiriamo in “cabina” per dormire e dopo un'oretta ci troviamo con l'acqua sul pavimento perchè nel frattempo lo sciacquone si è rotto e butta fuori acqua che si riversa nel bagno, ma sarebbe più corretto chiamarlo cesso, che a sua volta filtra nella cabina. Ci spostiamo nella sala poltrone, vuota, dove si cerca di dormire, praticamente impossibile.
Tutto sembra girare storto, ma la prendiamo con una certa filosofia pensando alle esperienze che stiamo accumulando e se qualcuno fol come noi ne vorrà approfittare ne saremo ben contenti.

5 maggio resoconto Marco
Si fa colazione e si va alla ricerca del porto per il traghetto verso il Tukmenistan. Dopo vari giri sul lungomare non si riesce a stabilire dove si trovi, la polizia non ci da indicazioni e sembra che nessuno ne sappia niente. Poi un automobilista ci affianca, come fanno tanti per informarsi su di noi, e finalmente ci da delle informazioni precise: si trova sul lungomare di fronte alla concessionaria della Bentley, in una stradina sulla destra. Eravamo passati davanti varie volte ma nulla ci faceva immaginare che potesse portare alla dogana con il porto. È mezzogiorno e passiamo alla KASSA dove un graduato della marina che fino a sera non si può partire e di tornare alle diciotto per i biglietti. Intanto alle quattordici passiamo alla dogana, dove lasciamo le moto aspettando che riapra l'ufficio cassa. Arrivata l'ora ci presentiamo e con 100$ per persona e per moto ci danno i biglietti con tanto di cayota n°5 (cabina), andiamo all'imbarco e aspettiamo pazientemente il via per imbarcarci. Messe le moto nel traghetto(dobbiamo fissale con le nostre cinghie) saliamo alla cabina e vediamo che che deve essere la peggiore di tutta marina mercantile del mar Caspio, non che la barca sia in condizioni migliori, è trascurata, sporca e tutta arruginita.
Ormai sono le 23 la barca è partita da poco ci prepariamo ad andare a dormire in quel tugurio umido e freddo, con le coperte macchiate e senza lenzuola, ci teniamo le tute della moto come pigiama.
Tanto è solo per una notte!

4 maggio resoconto Marco
Usciamo dall'albergo abbastanza presto, ora locale nove, ci prepariamo a fare 570 km per arrivare a Baku, oggi siamo partiti con le tute da pioggia perchè è molto nuvoloso e difatti dopo pochi km si mette a piovere, la strada asfaltata che dovrebbe essere a tratti si interrompe per lavori e fanno passare ai lati su terra battuta con buche e fango il tutto per un centinaio di km. Nel percorso troviamo molta polizia alcuni ci fermano solo per informarsi di noi, altri, un paio di questi non gli ne frega niente e sono più interessati ai soldi difatti per ragioni piuttosto labili si mettono in tasca 150$ chiedendo fare scorbutico “money, money”. C'è da dire che probabilmente il loro problema più grande deve essere quello di mantenere il dentista visto l'abbondanza di carati che avevano in bocca.
L'azebaijan ha un paesaggio piuttosto piatto e verso il mar Caspio diventa sempre più acquitrinoso, insomma visto che anche le case se va bene sono dei quadrati di mattoni in cemento e il tetto di lamierae le strade fanno pena, non ci piace per niente. Arrivando a Baku nella periferia verso il mare ci sono diversi pozzi di petrolio e nelle vicinanze le raffinerie, l'aria è quasi irresirabile. Il centro, nella city, cambia completamente con palazzi, grattacieli, parchi, negozi di tutte le firme più note, mentre sulla collina una bella torre probabilmente girevole sovrasta la città. Ci mettiamo come alla ricerca, ormai stiamo facendo da tempo, di un albergo, ma come succede nelle grandi città non sappiamo dove sbattere la testa. Ci affidiamo ad un taxista che ci porta in un albergo che da fuori sembra decente, ma dentro è passabile, per 80$ senza colazione. Mangiamo qualche cosa nel ristorante e pio stanchi della giornata andiamo a letto.

giovedì 13 maggio 2010

13 Maggio

ultimo bollettino ....ore 11,00 locali (scarto 3 ore con noi)sono a circa 150 km. da....

SAMARCANDA!!!!!!!

UN SALUTO A TUTTI dai Bikers fol

12 Maggio

Marco e Renato ora sono finalmente in Uzbekistan a Bukkara. Paese sorprendentemente cordiale e bello vista l esperienza non troppo soddisfacente dei Paese precedenti. Azerbaijan e Turkmenistan Bukkara pare un PARADISO prossima tappa la Mitica Samarcanda fino ad ora il contatto internet è stato praticamente inesistente e non son riusciti ad aggiornare il sito. Loro stanno bene e continuano con grande entusiasmo il loro viaggio.

venerdì 7 maggio 2010

7 magggio, Resoconto Patriza-Renata

Aggiorniamo per conto dei due fol...

Marco e Renato dopo la tappa dell'agenzia in Georgia hanno varcato il confine con l'Azerbaijan e attraversato il paese in fretta e furia (per ragione di visti avevano solo 2 giorni di tempo per poterlo fare); imbarco a Baku il 5 maggio, a tutt'oggi sono ancora sulla "nave" fermi davanti al porto di Turkmenbashi (turkmenistan).
La "bagnarola" aspetta autorizzazione all'attracco in terra Turkmena. Con SMS ci informano che sono abbastanza stremati, speriamo che riescano a sbarcare al più presto possibile.
I successivi aggiornamenti saranno a cura dei due "superuomini"

Patriza e Renata

lunedì 3 maggio 2010



3 maggio, resoconto Renato
Alla buon'ora ci rechiamo all'ambasciata italiana e li parcheggiamo le moto, con un taxi per cinque dollari andiamo all'ambasciata dell'Azerbaijian dove conosciamo una coppia di canadesi che da sei mesi sono in giro per il mondo in moto. Dopo una breve coda ci viene detto che il visto viene rilasciato nel giro di tre o quattro giorni e pensiamo immediatamente al suicidio, poi un responsabile ci fa capire che rivolgendoci ad una agenzia le pratiche si possono fare più velocemente. Subito ci rechiamo alla "Balkan Air" dove tre graziose e simpatiche fanciulle ci pippano circa 140€; partiamo immediatamente arrivando in frontiera dopo circa due ore, dopo altre tre ore un gruppo di simpaticissimi doganieri ci pippano altri 45€. In tarda serata, con grande fatica, riusciamo a trovare un Hotel.

domenica 2 maggio 2010


Domenica 2 maggio, resoconto Marco
Io e Renato ci svegliamo e vediamo dalla finestra Angelo che traffica con i bagagli sulla moto, gli chiediamo cosa stia facendo e risponde che si prepara per andare via, lo guardiamo con stupore e riproponendo la stessa domanda ci informa che ci molla e ritorna a casa. Chiediamo perchè di tutto questo, le sue ragioni si basano sul fatto che ci sono troppi imprevisti, tempo che non ci favorisce, problemi con i visti, soldi che se ne vanno senza concludere molto.
Ma probabilmente c'è dell'altro che a noi sfugge.
Certamente non è facile e qualche problema è sorto, ma non sembra irrisolvibile.
Da come Franco ce lo aveva descritto sembrava una persona piena di risorse dove i problemi erano per lui uno stimolo, e tutto questo con nostro rammarico fa si che non la pensiamo esattamente allo stesso modo.
Comunque con una tazza di caffè alla turca lo salutiamo augurandogli buon viaggio di ritorno.
Impegnamo la la mattinata andando nei pressi di Jvris dove su un cucuzzolo di un montagnola c'è un bel monastero del cinquecento, tutt'ora al servizio della comunità con sacerdoti ortodossi, è molto frequentato sia dai locali che dai turisti.
Pasteggiamo con l'umore in fondo ai tacchi al solito posto e si ritorna in albergo per scrivere queste tristi righe.
Domani andremo all'ambasciata dell'azerbaijian sperando di ottenere il visto in fretta.
Sabato 1 maggio, resoconto di Renato
Risveglio traumatico all'hotel succhiasangue, il titolare mister simpatia mi intima con altri due energumeni di pagare sollecitamente il pernottamento, gli faccio presente di non rompere le palle perchè non sono io che detengo la cassa, chiedo di poter fare colazione e lo stronzo mi fa trovare una bella tavola imbandita di burro e zucchero, ottima previsione di giornata!
Alle 12 mi reco a mangiare al solito posto rustico dove ci trattano molto bene e ci fanno spendere pochissimo, Angelo e Marco preferiscono rimanere nel nuovo albergo perchè sono stufi di prendere acqua. L'albergo dove siamo si trova sulla strada di ingresso a Tiblisi, qui parlano poco ma sono sicuramente più simpatici.
Nel pomeriggio decidiamo di restare in albergo a leggere e/o riposare.
A cena allo stesso ristorante veniamo avvicinati da quattro georgiani invitandoci a brindare con loro a colpi di grappa locale e dopo un'oretta di bevute e di scambi di cortesie ci invitano con una certa insistenza ad andare con loro in un paese chiamato Caket. Angelo si intimorisce molto ed io mi impegno molto a convincerli che non ci saremmo mai andati, alla fine ho successo, aspettiamo che se ne vadano per poi anche noi ritornare in albergo.

30 aprile, resoconto da parte di Angelo
Pernottiamo in un alberghetto a Borjomi, molto semplice ma ben curato però il direttore la sera ci dice una cifra e la mattina ci richiede altri 20$ per la colazione, siamo turisti da spennare!!!
Partiamo verso le 10 costeggiamo il fiume Mtqvari con paesini molto semplici, dalle case sembra di essere in siberia, alla prima banca cambiamo 100$ con per 185 dei sui soldi, non mi ricordo il nome (LARI), pensando di passare la Georgia ed entrare in Azerbaijan ed invece arriva la sorpresa, dobbiamo andare al consolato per il visto e dato che oggi è venerdì pomeriggio sul tardi ed è chiuso, non se ne parla fino a lunedì. Panico! Due giorni a Tiblisi con la pioggia c'è da tagliarsi le vene.
Cerchiamo un'albergo in città, tutti pieni e allora andiamo in paesino a 20km, Misketa, troviamo un hotel che come al solito ci svena, andiamo a mangiare in una specie di ristorante rustico ma caratteristico dove sembra frequentato da tutti gli abitanti dei dintorni.
Ci informiamo se si può mettere la tenda in un'area picnic lì in prossimità e in un primo tempo ci dicono di sì poi chiamano il capo supremo che a sua volta ci nega il permesso. Un ragazzo che parla l'inglese ci comunica che per campeggiare dobbiamo prima rivolgersi alla polizia locale per informarli ed eventualmente se ci danno il benestare per campeggiare.
Tutti scoraggiati andiamo a dormire nell'hotel succhia sangue.
L'indomani si pensa di andare a rompere le scatole alla polizia, vedremo come andrà a finire.